Negli Stati Uniti, quella degli alimentari è di gran lunga la categoria di mercato più florida, con i suoi 600 miliardi annui di cibo e bevande venduti. Eppure, è anche il settore che è stato meno “invaso” dalla rivoluzione dell’ecommerce degli ultimi decenni: meno dell’1% dei prodotti alimentari sono venduti online, secondo le stime di Business Insider. Eppure, non è detto che sarà per sempre così e anzi, gli spazi di crescita ci sono ed è probabile che questa sia la sfida da cogliere per allargare ancora di più i confini del commercio elettronico.
Secondo le ricerche del sito di business, infatti, tra il 2013 e il 2018 la crescita complessiva ogni anno sarà del 21,1% solo negli Stati Uniti, raggiungendo una quota di mercato di 18 miliardi di dollari, alla fine del periodo. Nello stesso lasso di tempo, il settore alimentare “tradizionale” crescerà solo del 3,1%.
L’ostacolo principale alla crescita dell’ecommerce di questi prodotti è dato dalle difficoltà logistiche che presentano i beni alimentari: qualità e freschezza sono concetti chiave nel settore e i costi per mantenerli non sono indifferenti. Questo spesso fa lievitare le spese di spedizione, rendendo i prodotti online meno appetibili per le persone. Che, infatti, vi ricorrono solo quando non possono farne a meno: secondo la ricerca di Business Insider, solo il 15% degli americani adulti hanno comprato cibo e bevande “normali” online; eppure la quota sale al 25% quando si parla di alimenti speciali, che difficilmente possono essere trovati in negozi e supermercati locali.
A dare ulteriore impulso al settore potrebbero arrivare presto dei servizi specifici offerti da importanti multinazionali dell’hi-tech: Amazon, eBay e Google, infatti, sono in prima linea per realizzare un servizio di consegne rapido (nello stesso giorno di acquisto) da offrire ai propri clienti. Se i consumatori si abituano a ricevere quanto ordinano nello stesso giorno di acquisto, potrebbero anche abituarsi a comprare prodotti alimentari freschi via internet. Da questo punto di vista, però, bisognerà studiare la reazione dei consumatori all’inevitabile costo di consegna maggiorato.
(Photo Credit: Dean Hochman on Flickr)