Come sarebbe Farmville nella vita reale? Probabilmente una noia per alcuni: semina, pianta, accudisci il bestiame, dai retta ai “vicini di campagna” che vogliono sempre regali, regali e regali! A parte gli scherzi, l’agricoltura è una faccenda molto seria: probabilmente, quella dell’alimentazione è la principale sfida che ci troviamo ad affrontare oggi e per il prossimo futuro (non è un caso che l’Expo parli proprio di come “Nutrire il pianeta”). Ecco perché l’agricoltura, soprattutto quando è sostenibile, (ri)diventa essenziale.
iGrow è una startup tailandese che sta cercando proprio di diffondere un modello di agricoltura rispettoso per l’ambiente: si tratta di una sorta di Farmville della vita reale, in cui le persone vengono guidate nella cura di orti e fattorie. L’app, infatti, mette a disposizione degli utenti una dashoboard da cui controllare e amministrare ogni tipo di attività agricola, in maniera semplice e veloce. In sostanza, tutti i comuni cittadini interessati possono finanziare, anche con piccole somme, una serie di attività agricole nel Paese, per poi ottenere un ritorno economico sul medio-lungo periodo.
Ci sono due modalità per lavorare con iGrow: il primo ha la sigla SKP, acronimo tailandese che sta per Certificato di Proprietà di Alberi; il secondo, il KKP, è il Certificato di Proprietà di Azienda Agricola o Fattoria. Nel primo caso, è possibile controllare tutte le fasi di sviluppo di un albero da frutto: dalla semina fino alla raccolta, il sistema consente di piantare alberi anche se non si possiedono terreni e attrezzature. Con la seconda modalità, invece, è possibile comprare e gestire un’intera piantagione, anche se non si hanno le competenze adatte: esperti e professionisti del settore si occupano di gestire l’attività per conto degli utenti di iGrow
Anche se uno degli intenti della startup è quello di avere un ritorno economico (anche per gli utenti che investono nella semina e nelle varie attività agricole implementate), l’obiettivo principale è un altro: l’app ha una funzione preminentemente sociale e ambientale.
“L’idea è venuta da un nostro problema quotidiano: come contribuire alla creazione di ingenti scorte di cibo per la popolazione indonesiana di 250 milioni di persone” ha raccontato Muhaimin Iqbal, CEO e co-fondatore dell’azienda a Forbes. “Abbiamo abbastanza terreno fertile per tutti, eppure dobbiamo importare tantissimi alimenti dall’estero, dal momento che la nostra terra è inutilizzata o sottoutilizzata: il nostro obiettivo è di massimizzare lo sfruttamento dei terreni, migliorando al contempo anche l’ambiente”.
Federico Guerrini, collaboratore della rivista statunitense, si è imbattuto in iGrow durante la recente Startup competition di Istanbul, in Turchia e ha trovato che quella indonesiana fosse una delle più interessanti dell’evento. Guerrini è rimasto colpito soprattutto dal lato filantropico dell’iniziativa: gli investitori, infatti, possono decidere di tenere gli introiti oppure di donarli a scuole, ospedali e organizzazioni non-profit.
In ogni caso, ci sono anche buon opportunità di profitto. Come spiega ancora Iqbal a Forbes, la Farmille della realtà sta già producendo risultati concreti per circa un migliaio di agricoltori, coinvolti nel progetto. Per fare qualche esempio, in media, l’investimento iniziale viene aumentato del 18% nel caso di coltivazioni di durian (o durione, come viene spesso chiamato in Italia) e del 19% per i longan. I profitti sono poi ripartiti tra gli sponsor (40%), i manager della piantagione (40%) e gli amministratori di iGrow.
Il modello è facilmente esportabile in tutto il mondo, e infatti l’obiettivo di Iqbal e soci è quello di globalizzarlo:
“Molto presto porteremo la nostra idea anche in altre nazioni: pensiamo che il nostro sia un buon sistema per ottimizzare lo sfruttamento dei terreni e rifornire il mondo intero di cibo”.
(Photo Credit: iGrow official Facebook Page)