All’inizio erano talmente impreparati da non sapere nemmeno dove depositare le scarpe ordinate: se le facevano portare in casa. Oggi, dopo aver imparato dai loro tanti (forse troppi) errori, sono al top del settore e vendono in tutto il mondo: ecco la storia di BucketFeet e dei loro creatori.
Sono passati cinque anni da quel gennaio 2011, ma loro lo ricordano come se fosse ieri: avevano ordinato 2.600 (duemila e seicento) paia di scarpe da tennis. Le scarpe dovevano arrivare a casa loro, a Chicago, durante una bufera di neve di dimensioni mastodontiche. Così come erano mastodontiche le dimensioni del camion che portava il loro carico: in quel momento, i due si sono guardati e hanno capito di aver combinato un casino.
Loro sono Raaja Nemani e Aaron Firestein, fondatori di BucketFeet, azienda che produce e rivende scarpe decorate da artisti di tutto il mondo. E la storiella d’apertura racconta il loro disastroso inizio. Come ne sono usciti? Hanno chiamato qualche amico per farsi aiutare, hanno dato 100 dollari al ragazzo che guidava il camion e hanno passato tre ore nella neve a scaricare scatole di scarpe nel loro appartamento.
Soprattutto, ne sono usciti con la convinzione di poter affrontare qualunque tipo di ostacolo e difficoltà. E così hanno fatto negli anni a venire: un errore dopo l’altro, hanno imparato sempre qualcosa di nuovo. Oggi, tramite il canale dell’e-commerce, BucketFeet ha venduto mezzo milione di paia di scarpe in 25 Paesi e ha appena ottenuto un finanziamento di 16 milioni di dollari da un fondo di venture capital.
Se chiedi a loro come hanno fatto a ottenere tanto successo, malgrado l’inesperienza, ti risponderanno che hanno sempre tenuta chiara in mente la vision del loro business.
La storia di un successo inaspettato
Aaron Firestein aveva due pallini nella vita: far conoscere gli artisti di strada a un’audience maggiore e realizzare disegni e decorazioni sulle proprie scarpe, un hobby che lo accompagnava sin dagli anni del liceo, ma che non aveva mai immaginato di trasformare in business mondiale. Firestein e Raaja Nemani si incontrano e stringono amicizia nel 2008, nelle favelas di Buenos Aires, dove entrambi fanno volontariato. Nemani si era preso un anno sabbatico: aveva appena lasciato il suo lavoro nella finanza e aveva cominciato a viaggiare. Prima di lasciare l’Argentina, Raaja compra un paio di scarpe dall’amico; ed è qui che nasce la magia:
“Che fossi in Botswana, in Nepal, nel Regno Unito, in Australia o in un luogo completamente diverso per cultura e lingua, le persone del posto continuavano a fare commenti sulle mie scarpe: ho cominciato a pensare di avere qualcosa di potente per le mani”, ha raccontato Nemani.
Ed è così che nasce l’idea di BucketFeet, che ha anche un modello di business molto particolare: le decorazioni delle scarpe, infatti, sono disegnate da artisti di tutto il mondo, che possono liberamente presentare la propria idea all’azienda, che valuterà poi se inserirla o meno nel proprio catalogo, occupandosi della produzione e della distribuzione. Agli artisti viene corrisposto un pagamento iniziale di 250$, più 1$ per ogni paio di scarpe venduto.
È ovvio che non tutti possono permettersi di lanciarsi senza paracadute in un settore completamente nuovo, senza esperienza, perdendo un sacco di soldi e tempo nel frattempo. Ma la storia di Nemani e Firestein ci racconta, ancora una volta, la potenza delle idee innovative e di un canale, Internet, che permette di diffonderle in tutto il mondo.
(Photo Credit: BucketFeet)